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 Pontelandolfo e Casalduni: mito e realtà

 

 

Giovanni De sio Cesari  

 

 

i fatti

I fatti si svolsero nell’ambito dei primi mesi della rivolta generale delle campagne avvenuta dopo la Unità nelle province del regno di Napoli periodo nel quale il brigantaggio si pose come una reazione legittimista contro il nuovo stato unitario

 In realtà si trattò di una vera e propria guerra civile fra le elite culturale ed economica, i possidenti, i professionisti,  i galantuomini, come si diceva, e il mondo dei  poveri dei contadini ignoranti , i cafoni  come si diceva,  che li odiavano e vedevano nel nuovo stato un nemico della fede ( (sanfedisti) e delle tradizioni  secolari e soprattutto una sopraffazione dei   possidenti.

Attualmente Pontelandolfo  e Casalduni sono due centri lindi, ben tenuti, ambedue dominati da un castello. un po fuori dalle linee di comunicazioni.  Distano fra di loro circa 4 chilometri  Al tempo avevano più del doppio degli abitanti di oggi in una  regione che aveva meno della metà  degli abitanti di oggi. Erano quindi due paesi importanti e popolosi. 

Il 1 agosto 1861 arrivava in Pontelandolfo un gruppo di guardie nazionali, ma vedendo che dai monti scendevano dei briganti,  raccolsero i liberali del paese e ai quali poi si aggiunsero quelli di Casalduni e si rifugiarono al sicuro a Benevento. Nel paese entrarono  allora alcuni briganti del gruppo che si auto-denominava fra diavolo (in ricordo della resistenza ai Francesi del 1799) e che era capeggiata da Cosimo Giordano della vicino Cerreto Sannita. Al loro arrivi i contadini del  luogo, i cafoni la gente bassa (come si diceva) si unirono entusiasti , furono abbattuti i simboli sabaudi e alzati quelli dei Borboni  

Da Campobasso allora arrivò il tenente Bracci al comando di 40  uomini  della guardia nazionale e di 4 carabiniere per una ricognizione. Di fronte pero all’ostilità della popolazioni e del pericolo  dei briganti  cercarono di ritirarsi. ma accerchiati presso Casalduni si arresero. Furono allora uccisi  tutti e in modo orrendo  a colpi di mazza, di pietra calpestati dai cavalli e a quella strage presero parte anche le donne. Quando la notizia arrivò al generale  Cialdini  questi senza esitazione ordinò l'incendio di Pontelandolfo e Casalduni con la fucilazione di tutti gli abitanti dei due paesi "meno i figli, le donne e gli infermi"  L’ordine fu eseguito il 14 agosto da un reparto di 400 bersaglieri:  gli abitanti di  Casalduni riuscirono a mettersi in salvo in tempo ma non quelli di Pontelandolfo. 

 Episodi di questo genere si verificarono un po dovunque  in tutto le province del sud  anche prima dell’arrivo dell’ esercito piemontese  durante la spedizione dei mille come per esempio ad Isernia e  in Lucania e continuarono nei primi mesi dell’Unità   

Tuttavia l’episodio di Pontelandolfo già al tempo ebbe una  particolare  risonanza, e in tempi recenti ha assunto un valore emblematico  che ha messo in ombra  i fatti realmente accaduti

 

 

Le fonti dell’epoca

Molti scrissero all’epoca degli avvenimenti ma non si poterono documentare direttamente riportando quindi i fatti per sentito dire:  riportano ampiamento l’episodio ma non danno particolari e cifre attendibili sul numero delle vittime della repressione.

 Fra le gli autori   spicca Giacinto De Sivo . Di una cospicua famiglia di Maddaloni, fu un alto funzionario dell’ amministrazione borbonica  e, al contrario della quasi totalità  dei suoi pari, rimase  avversario deciso e irriducibile  del regno di Italia. Fu quindi arrestato e, in seguito, andò esule nello stato  pontificio dove mori poco dopo nel 1867.

Nella sua monumentale opera “Storia delle due sicile 1847- 1861 “ il De Sivo dedica all episodio tre  paragrafi ,16-17 e 18  del libro XII, circa 4  pagini   La ricostruzione  ovviamente è di parte ma soprattutto il De Sivo non ha la possibilità di controllare veramente i fatti e racconta  quello che viene riportato dalle gazzette o dalla  voci popolari.  Quindi i suoi racconti non sono vagliati da fonti oggettive

 Sull’episodio riporta molti particolari, alcuni  difficilmente credibili. Riferisce fra l’altro  che il corpo di 400 soldati inviati per punire i due paesi  avrebbero avuto in un primo scontro con i briganti 25 morti  ma che non inseguirono questi che si ritiravano sul  Matese e invece preferirono piombare su Pontelandolfo dove, per nascondere le perdite, avrebbero bruciati i corpi dei 25 caduti, fatto del tutto inverosimile.  Riferisce poi che gli abitanti furono sorpresi nel sonno

 

 i soldati si gittarono fra le case  Lo mattina,  la nudità, il sonno,  il letto, lo spavento  stupri orrendi, saccheggi sozzi arsioni infami

 

 Compare la uccisione di bambini

 

 due figlioli  innocenti d’un Rinaldi ammazzano nelle domestiche mura  avanti ai genitori, e un Giuseppe  Santopietro  strappano dalle braccia un fantolino  e lui freddano

 

 Poi appare  una

Concetta Biondi,  vezzosa giovinetta  uccidono e  mentre sforzano una donna e pur dalle orecchie  le strappano le anella  accorrendo il marito  lo stendono morto

 

 Nessun cenno pero sul numero delle vittime

Abbiamo versioni  di parte di parte opposta  per esempio di Marc Monnier , di origine svizzera  che è liberale  e considera il brigantaggio come un fatto puramente delinquenziale strumentalizzato dai Borboni e dai preti

Nella sua opera , edita nel 1862  “Notizie storiche documentate  del brigantaggio nelle province napoletane” a pagina 97 e 98  riporta l episodio : racconta degli eccessi dei reazionari e poi della imboscata  al 44 uomini del Bracci  Quindi scrive  dell arrivo delle truppe di Negri

 

la mattina del 13 (agosto del 1861) giunse il colonnello Negri con gli italiani: chiesero dei loro compagni. risposero che avevano cessato di vivere : domandarono dei loro cadaveri: non furono trovati : essi stessi li cercarono e sorpresero membre tagliate, brani sanguinosi, trofei orribili appese alle case e esposti alle luci del sole

 

Un quadro davvero raccapricciante, poco attendibile ;  quindi

 

appresero che avevano impiegato otto ore a dare la morte al luogotenente ferito soltanto nel  combattimento.

 

Le  reazione delle truppe sarebbe stata abbastanza tenue

 

allora bruciarono i due villaggi

 

niente altro. nessun accenno a vittime:quindi

 

 giustizia è fatta contro Casalduni e Pontelandolfo : tale il messaggio del colonnello Negri

 

Come si vede il racconto  ben diverso da quello De Sivo non solo nei toni ma anche nei fatti  cosi come sono tante altre opere dell’epoca che scrivono per sentito dire, senza aver potuto costatare i fatti direttamente

 

 

Invece fonte più attendibile è il discorso tenuto alla camera il 2 dicembre 1861 dal  deputato milanese  Giuseppe Ferrari  che effettivamente si recò sul posto e interrogò gli abitanti. testimoni oculari dell’accaduto.

 L’intervento è tutto rivolto a lamentare dolorosamente come la repressione  sia il contrario di quanto  gli ideali della Unità italiana  presupponevano.  Racconta di essersi recato personalmente nei luoghi,  che gli fu assegnata una scorta di 20 soldati  che poi congedò per essere più libero .

 Vide le rovine dei due paesi, parlò con gli abitanti

 

MI avanzo con pochi amici, e non vedo alcuno; pochi paesani ci guardano incerti; sopravviene il sindaco; sorprendiamo qualche abitante incatenato alla sua casa rovinata dall’amore della terra, e ci inoltriamo in mezzo a vie abbandonate. À destra, a sinistra le mura erano vuote e annerite, si era dato il fuoco ai mobili ammucchiati nelle stanze terrene e la fiamma aveva divorato il tetto; dalle finestre vedevasi il cielo. Qua e là incontravasi un mucchio di sassi crollati; poi mi fu vietato il progredire; gli edifizi pontellati minacciavano di cadere ad ogni istante.

 

 Parla poi dell’uccisione di due fratelli e riferisce poi 

 

Mai non dimenticherò il 14 agosto, mi diceva un  garibaldino di Ponlelandolfo.

Sul limitare di una delle tre case eccettuate dall’incendio egli gridava ai villici di accorrere, li nascondeva nelle cantine, e, mentre si affannava per sottrarre i conterranei alla morte, vacillante, insanguinata una fanciulla si trascinava da lui, fucilata nella spalla, perché aveva voluto salvare l’onore, e quando si vedeva sicura, cadeva per terra e vi rimaneva per sempre.

 

 Insiste a lungo  sulla inutilità di questa  rappresaglia ma non parla  stranamente del massacro dei soldati del Bracci  

 

 

 

La memoria  delle vicende

Dopo la fine  del brigantaggio dagli 70 dell’Ottocento l interesse  venne  man mano a illanguidirsi e prevalse la narrazione  risorgimentale e del brigantaggio nella cultura ufficiale resto poco. Gramsci pero ne trattò interpretandolo come una specie di rivolta proletaria ante litteram.

 La memoria però del brigantaggio restò però nella cultura popolare contadina. Come ad esempio riferisce  Carlo Levi nel  suo “Cristo si è fermato ad Eboli” poco o nulla sanno i cafoni della I Guerra Mondiale finita da pochi anni ma fioriscono i racconti più o meno fantasiosi sui briganti post unitari di 70 -80 anni prima

 Dopo la caduta del Fascismo vi è stata una  riscoperta del brigantaggio vista da sinistra in chiave di lotta di classe.  In seguito, però, in epoca più recente sono sorti i movimenti cosi detti neo borbonici che vedono invece il brigantaggio come una rivolta del meridione contro la invasione piemontese. In questo orizzonte allora i piemontesi vengono visti come una specie di esercito invasore e i briganti  come dei partigiani  che difendono la loro terra dalla invasione.

In questo contesto i fatti di Pontelandolfo e  Casalduni assumono un valore emblematico  e vengono enfatizzati anche ogni misura anche attraverso il cinema  in particolare da Squitieri nel suo “E li chiamarono.. briganti”  del 1999

 Si narra di fatti atroci come della ragazza legata a un albero con le gambe aperte  per il piacere dei bersaglieri e poi sventrata , di sua madre accorsa  prima violentata  e poi  uccisa anche essa, di bambini uccisi in braccio ai genitori . Nel complesso si parla di un migliaio di morti  una cifra enorme  che supera ogni strage fatta in Italia dai nazisti : si parla anche di un genocidio  L’esercito piemontese  si sarebbe comportato  come nelle pagini peggiori del colonialismo. Da qui una esaltazione  del brigantaggio e della rivolta contadina  come di una guerra di liberazione nazionale

Va pure considerato  che l ‘ordine di Cialdini era di una estrema gravita di cui presumibilmente chi lo aveva dato non se ne era veramente reso conto : i due paesi contavano  insieme su 8 o 9 mila  abitanti. Escludendo donne,  figli (bambini) e infermi (forse vecchi) si sarebbero dovuti fucilare migliaia di uomini: una vera enormità. Quindi si è cercato di capire in quale limiti l ‘ordine di Cialdini fu effettivamente eseguito e quante furono effettivamente le vittime:  migliaia e solo decine

 

 

 Fonti riscoperte

Per accertare  i fatti  in molti hanno  cercato di trovare altre fonti  per conoscere quanto  realmente accaduto a Pontelandolfo e Casalduni  

Sono state quindi scoperte fonti coeve  che erano rimaste per quasi un secolo sconosciute  di cui le più importanti sono tre

1.    un lettera della signora Lombardi del 3 settembre 1961

2.    il diario del  bersagliere Mangolfo

3.    i registri di morti tenuti dalla parrocchia  di Pontelandolfo.

 ad esse  aggiungiamo le confessioni del capo brigante Cosimo Giordano

 

Andiamo ad esaminare queste fonti

 

 Lettera della signora Lombardi

La signora Caterina Lombardi era nativa di Pontelandolfo ma risiedeva nella vicina Campolattaro per il matrimonio con lo speziale locale. Scrive una lettera il 3 settembre 1861, circa 20 giorni dopo i fatti, per informare uno zio ecclesiastico che risiedeva a Roma.  Appartiene quindi al ceto dei signori , aspramente  contraria alla  rivolta della  “gente bassa” come si esprime

 

da più tempo stanno nell’allarme per i briganti che non hanno altro iscopo che saccheggiare e incendiare i palazzi e sostanze de’ proprietari collo scopo di distruggere il ceto dei galantuomini

 

lamenta  la distruzione della proprietà fra cui le proprie

 

 “e qui saccheggiarono la nostra abitazione, il Palazzo di d’Agostino, e la casa del Cancelliere sicché scassinate porte, balconi, finestre, mobiglia, ci recarono danno immenso, rubandosi anche le cose minute, e brugiando libri e mobiglie in mezzo alla piazza”. Cosa rimane? Nulla: Siamo rimasti denudati di tutto”.

 

la sola casa di Perugini sta intatta, così quella di Gasdia, di Boccaccino, di Cerracchio e qualche stanza di altri come la sola casa di papà il quale fu costretto a fuggire tra le fucilate”.. Giovannino ha perduta la farmacia brugiata tutta, che era una cosa di Città e nella casa paterna esistono le sole mura, essendo stata saccheggiata dà briganti”.

 

Riferisce quindi che l 11 agosto passarono 50 carabinieri che furono assaliti

da qui briganti di Pontelandolfo e Casalduni con tutta la popolazione sfrenata”. I“Quei infelici cercando di fuggire furono disarmati in Casalduni, dove crudelmente li fucilarono tutti.

 

 Per la spedizione punitiva è ancora più stringata :

il 13 agosto  arriva una truppa piemontese del Luogo Tenente Gialdini ( Cialdini) il comandante le Regie Truppe, fugata la rivoluzione, fece mettere a sacco, e fuoco l'intero paese, nel qual conflitto perirono circa 13 persone, e gli altri fuggirono: Pontelandolfo non esiste già

 

La signora si ferma sui danni alle proprietà e sul pericolo per i galantuomini che costituiscono l’antefatto degli avvenimenti ma poco dice su quello che maggiormente interessa  oggi .   Dice solo che  il paese è stato incendiato  ma le vittime sono molte poco, circa 13 persone, nessuna riferimento a atrocità commesse dalle truppe

Si può notare che la Lombardi era dalla parte dei bersaglieri, che forse ha voluto nascondere la verità più scomoda: tuttavia non si tratta di una lettera pubblica ma scritta per un parente stretto : non ci sarebbe stato motivo di nascondere la verità

 

 

 Diario del bersagliere Mangolfo

Fonte di maggiore interesse è quella del bersagliere Carlo Mangolfo che era fra i soldati che effettuarono la rappresaglia. Questi scrisse una pecie di diario che fu riscoperto poi da un suo nipote e pubblicato poi intorno al 1975. Nel  diario Mangolfo appunta tutti gli avvenimenti a cui ha partecipato  nel suo servizio militare e anche quindi la repressione nel sud. Il racconto è molto neutro, oggettivo: il bersagliere, da buon soldato, esegue semplicemente gli ordini senza chiedersi del loro valore morale. Per lui quello che ordinano  i superiori, soprattutto Cialdini per il quale  ha una grande ammirazione, è il bene e basta.  Una testimonianza quindi davvero decisiva La riportiamo  integralmente

 

Pontelandolfo, un nido di briganti
Al mattino del mercoledì, giorno 14, riceviamo l'ordine superiore di entrare nel comune di Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne e gli infermi, ed incendiarlo.
Difatti un po' prima di arrivare al paese incontrammo i briganti attaccandoli, ed in breve i briganti correvano davanti a noi .Entrammo nel paese: subito abbiamo incominciato a fucilare i preti  ed uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l'incendio al paese, abitato da circa 4.500abitanti. Quale desolazione, non si poteva stare d'intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case.
Noi invece durante l'incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava, ma che fare? non si poteva mangiare per la gran
stanchezza della marcia di 13 ore: quattordicesima tappa.
Fu successo tutto questo in seguito a diverse barbarie commesse dal paese di Pontelandolfo: sentirete, un nido di briganti, e la posta la svaligiava ed ammazzava la scorta, fra i quali l'ultima volta che svaligiarono la posta era scortata da 8 soldati, e pure perirono i 8 soldati, lo stesso fu per il posti[gli]one e conduttore, e lasciarono in balia cavalli e legno
Prima di questo poi era successo un caso molto strano al paese: essendo di passaggio in perlustrazione, una compagnia ha pernottato in una chiesa, ed era piena di paglia; i soldati [erano]molto contenti col dire: «Questa notte riposeremo un poco».
Come sia stato, i paesani volarono la sentinella senza il minimo rumore, e l'hanno squartata, tagliata a pezzi, e diedero fuoco alla paglia da un buco di loro conoscenza, quindi che hanno fatto questi poveri soldati? la figura precisamente che facevano adesso loro: abbrustolire dentro. Proprio quale barbaro paese fu questo Pontelandolfo, ma ora si è domesticato per bene.

 

Come si vede un quadro terribile: il paese incendiato e i bersaglieri che sparano su quelli che incontrano . Pochissime righe tuttavia. Parla prima dello scontro con i briganti ( che erano quelli di Giordano) che fuggono ( si ritirarono sul Matese), parla del saccheggio che è soprattutto di alcuni viveri  ma i soldati sono troppo stanchi per mangiare dopo 13 ore di marcia. Sappiamo che furono anche rubati altri beni poi rivenduti nel vicino paese di Campolattaro perché ovviamente i soldati non potevano portarsi dietro  le cose rubate. Sappiamo anche che una pisside rubata fu ricomprata da un ecclesiastico che la restituì poi alla chiesa di Pontelandolfo.  Mangolfo mostra di avere idee molto vaghe sulle cause di tale furia: si parla di assolto alle poste con uccisione di 8 soldati  prima e poi di un incendio   in una chiesa  dove dormivano dei  soldati nel quale questi sarebbero periti, un fatto mai accaduto. Ma Carlo Mangolfo, come dicevamo era cosi: fa quello che gli ordinano  sicuro che sia la cosa giusta.  Su questo brano che in realtà si riduce a pochissime righe si basano quelli che amplificano gli avvenimenti rendendoli  un emblema della furie italiana ( piemontese)

 

I registri parrocchiali

Il documento  chiave pero è quello rintracciato  di un ecclesiastico della zona,  padre padre Davide Fernando Panella che effettuò una ricerca  nei registri parrocchiali (analogamente è stato  fatto in altri casi ) Non trovò quelli di Casalduni perduti nell’incendio  località pero in cui le vittime furono poche , forse tre. Trovò invece quelli di Pontelandolfo  nei quali viene riportato con estrema  cura e precisione  le morti di quell’infausto giorno

 Riportiamo  integralmente l’elenco

 

1. Dal libro dei defunti (1856-1861) (4)

n. 99 a dì 14 agosto 1861

Pellegrino San Pietro di anni 36 figlio del fu Francesco e Mariantonia Guerrera marito di Giovanna Gianfrancesco di Pontelandolfo morto acciso nel giorno del Incendio del paese e sepellito nella chiesa della SS. Annunciata

 

n. 100 a dì 14 agosto 1861

Carlantonio Lese di Pontelandolfo di anni 55 figlio del fu Pietro e Maria Izzo marito di Maria Vittoria Pistacchio è morto nell'incendio del paese acciso, e sepellito nella chiesa della SS. Annunciata.

 

n. 101 a dì 14 agosto 1861

Maria Izzo di Pontelandolfo di anni 94 figlia del fu morta arsa nel giorno dei Incendio nella propria casa.

 

n. 102 a dì 14 agosto 1861

D. Francesco Rinaldi di anni 28 di Pontelandolfo figlio di D. Nicola e Nicolina Golino morto acciso nel giorno del Incendio e sepellito nella chiesa della SS. Annunciata.

n. 103 a dì 14agosto 1861

Tommaso Rinaldi di Pontelandolfo di anni 25 figlio di D. Nicola e Nicolina Golino morto acciso nel giorno del Incendio e sepellito nella chiesa della SS. Annunciata.

 

n. 104 a dì 14agosto 1861

Giuseppe S. Pietro di Pontelandolfo di anni 28 figlio di Pietro e della fu Benedetta del Vegno morto acciso nel giorno del Incendio e sepellito nella chiesa delle SS. Annunciata.

 

n. 105 a dì 14agosto 1861

Giuseppe Ciaburri di Pontelandolfo di anni 89 figlio del fu Angelantonio e fu Maria Grazia Gagliardi bruciato nelle fiamme della propria casa nel giorno del Incendio.

 

n. 106 a dì 14agosto 1861

D. Concetta Biondi di Pontelandolfo di anni 18 figlia di Modestino e Giuseppa Boccaccino morta accisa nella propria casa nel giorno del Incendio e sepellita nella chiesa della SS. Annunciata.

 

N. 107 a dì 14agosto 1861

Raffaele Barbieri di Pontelandolfo di anni 34 figlio di Pasquale e Maria Brigida Bisconti morto aciso e sepellito nella chiesa della SS. Annunciata.

 

n. 108 a dì 14agosto 1861

Nicola Biondi di anni 60 figlio del fu Giovanni e fu Concetta Angelina morto acciso in mezzo alla strada in tempo del Incendio e sepellito nella chiesa della SS. Annunciata.

n. 109 a dì 14agosto 1861

 

Francesco Biondi di Pontelandolfo di anni 45 figlio del fu Pasquale e Maria Rosa Battaglini morto acciso nella propria casa e sepellito nella chiesa della SS. Annunciata.

 

n. 109 bis a dì 14 agosto 1861

Giovanni Mancini figlio di Giuseppe e fu Brigida Mancini di Pontelandolfo di anni 46, marito di Maria Giuseppa Romano nella contrada Cerquelle di questo territorio disgraziatamente è morto ucciso dai Soldati Piemontesi; e fu seppellito nel giorno 17 suddetto mese di Agosto nella Chiesa della SS. Annunciata.

 

n. 110 a dì 16 agosto 1861

Antonio Rinaldi di Pontelandolfo figlio del fu Michele e Orsola di Rubbo di anni 55 tocco dalle fiamme nell'incendio nella propria casa, e nel grembo della S.M. Chiesa è morto e fu seppellito nella chiesa della SS.Annunciata.

 

Tutti i dati sono controfirmati dall'Economo Curato Michelangelo Canonico Caterini  che doveva essere  il responsabile del registro

In tutto quindi 13 persone: di queste 10 morti uccisi e 3 bruciati

Quelli periti nell’incendio  sono una donna di 94 anni e un uomo di 89 probabilmente incapaci di  fuggire e un uomo più giovane di 55.  Nessuno ecclesiastico viene ucciso  al contrario di quello che riferisce Mangolfo e anche nessun bambino 

 Gli uomini sono 11 e le donne sono due Una di esse di 18 anni è la figura che troviamo citata un po da tutti , Concetta Biondi,  Non viene specificata la causa ma  dalla relazione dell’onorevole Ferrari si parla . come abbiamo visto, del fatto che la ragazza fuggiva per salvare l’ onore e colpita alle spalle. Non si parla pero di stupro, e non risulta la morte  del padre o della madre . Difficile capire perchè mai dei soldati sparassero alle spalle di un ragazza che fuggiva:  forse per errore o forse perchè veramente intenzionati a profittarne: non sapremo mai

 L’ordine del Cialdini  di fucilare tutti esclusi figli,  donne e infermi non fu certo eseguito: furono uccise anche due donne,  nessuno fu  fucilato  e comunque le vittime  certo non furono migliaia anche a voler pensare che si sia stata qualche altra vittima non iscritta nel registro per qualche motivo ( ci furono altre tre vittime a Casalduni )

 E’ stato anche rilevato dal Panella che i cognomi non cambiano  negli anni seguenti  cosa che sarebbe accaduta se un cospicuo  numero di uomini fosse stato ucciso e quindi sostituiti  da persone venute da fuori

 Comunque il punto essenziale è che questo quadro  in cui le vittime in paese che contava intorno alle 5 mila persone sono in tutto 13  mal si accorda con il tragico racconto dell’altra testimonianza, veramente attendibile, del bersagliere Mangolfo

 Però, a veder meglio, a nostro parere le due testimonianze non sono in contrasto. Sia nell’una che nell’altra ci sono persone uccise per la strada e altre bruciate vive nella propria abitazione.  Quello che cambia è la proporzione che appare grande nella testimonianza del Mangolfo e molto modesta  nei registri parrocchiali. Tuttavia dobbiamo considerare che chi partecipa a una azione di guerra , come è noto, difficilmente ha idea esatta di quello che avviene  nel suo complesso  ma riferisce  solo quel poco o pochissimo che ha visto direttamente. Anche nel diario del Mangolfo  le proporzioni delle cose  possono essere diverse da quelle  reali .

 Quindi è probabile che  il bersagliere dopo 13 ora di marcia, stanchissimo  da non essere più in grado di mangiare,  ha visto poco, pochissimo di quello che è avvenuto  al quale poi dedica pochissimi righi

A nostro parere quindi le due testimonianze possono non  essere in contrasto

 

Testimonianza di Cosimo Giordano

Riportiamo anche  la testimonianza del capo dei briganti  Giordano dopo che fu arrestato e condannato per reati comuni e non per i fatti di Pontelandolfo

Egli riporta che non voleva la strage  che fu opera non di briganti ma degli abitanti dei due paesi soprattutto di Casalduni, ormai fuori controllo

 

Io mi trovava sulla montagna di Morcone colla mia banda, quando le mie sentinelle mi chiamarono, dicendomi

"vediamo venire due a tutta corsa e facendo segni con le mani", e dicevano "sono arrivati quarantasei soldati al paese. "E che cosa l'avete fatto?" "Li siamo ligati, e siamo venuti per sapere cosa volete fare".

Io ho risposto: "Andate subito, e ditegli da parte mia che non gli facciate nessun oltraggio, che io sarò subito appresso di voi".

Così partirono essi avanti e noi appresso, quando, arrivato a Pontelandolfo, domandò: "Dove sono?". Mi fu risposto che erano stati presi e portati in una grotta distante dal paese, e li hanno fucilati; ed io fu tanto dispiaciuto che li risposi:

"Malvagi che site, perché avete fatto questa viltà a que' poveri disgraziati, che quelli erano soldati che avevano preso il giuramento come noialtri, per cui devono servire il comando de' loro superiori: ma è sicuro che un giorno vi pentirete di questo torto che avete fatto ad essi ed a me".

 

In pratica Giordano dice che la punizione era in fondo da aspettarsi se non proprio meritata.

 

  Conclusione

 L episodio di Pontelandolfo e Casalduni non fu l’unico, nè il piu grave di quei mesi. Quasi negli stessi giorni, il 10 agosto 1861 a Ruvo del monte ci fu la repressione dei moti borbonici, innescati dai briganti di Crocco. I bersaglieri entrarono nel paese rastrellarono  quelli che sembrarono  sostenitori dei Borboni  e li fucilarono senza processo , forse circa 30 perone. lasciando i loro cadaveri insepolti ad ammonizione  di tutti.

Pochi  giorni prima, il 26 luglio, Auletta insorse contro il governo unitario e anche in quel luogo  furono abbattuti i simboli sabaudi ed innalzati quelli borbonici. La reazione  fu spietata: bersaglieri affiancati dalla legione ungherese  ( facente parte delle esercito italiano) piombarono sulla citta e repressero la sollevazione e fucilarono i superstiti Perirono circa 50 persone e in particolare  raccapricciante fu l accanimento contro i luoghi sacri e i preti costretti a inginocchiarsi di fronte alla  bandiera italiana e uno di essi , di settanta anni, fu ucciso con un colpo di calcio di fucile alla testa.

 Pochi giorni prima ancora il 9 luglio ci fu la repressione dei moti a Montefalcione con fucilazioni sommarie con la morte  fra le 100 e  150 persone fra cui un ragazzo di 13 anni I moti erano iniziati già a settembre del 1960,  appena all’arrivo dei Garibaldini e coinvolsero tutto il circondario  

Diciamo che un pò dovunque ci furono insurrezioni più o meno  ampie e feroci  dei cafoni e un  po dovunque ci furono repressioni piu o meno  ampie e feroci dei soldati

 Quello che fu peculiare, unico  in Pontelandolfo non fu la insurrezione o la  repressione che come abbiamo visto, provocò un numero di vittime inferiore  ad altri luoghi  ma la motivazione: la uccisione feroce e ingiustificata di  soldati arresisi  che, come abbiamo visto, fu biasimata dallo stesso capo dei briganti Cosimo Giordano. Alla fine quindi l episodio finisce con l’essere più un esempio di ferocia degli insorti borbonici che della repressione italiana