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La nazione e gli immigrati  

 

 

 

Giovanni De Sio Cesari

www.giovannidesio.it

 

Concetto di nazionalità

Nell 800 si affermò l ‘idea della nazione come unita spirituale ( noi diremmo cultura o mentalità) che evolve nel tempo ma mantenendo una sua unita di base.

Nell’ambito idealista Fichte parlò di missione di elevazione degli altri popoli ed Hegel vide nella Germania l’attuazione più completa dello spirito (diceva:  anzianità costruttiva ) come sintesi delle precedenti civiltà. Va notato che  l’idealismo si pone su uno piano spirituale non genetico ( la materia non esiste in quanto tale) e di una missione civilizzatrice delle nazionalità non di dominio

 Si giunse alla concezione  dello stato nazione che dominò tutta la politica e la cultura dell’Ottocento: ogni nazione deve avere un suo stato per essere libera e quindi devono essere disintegrati gli stati multietnici che  si erano formati storicamente con la espansione di questa o quella dinastia: lo stato nazionale si oppone al legittimismo dinastico dei secoli precedenti 

 La prospettiva  soprattutto  quella mazziniana è che le nazioni, appena libere,  si sarebbero  messe tutte a collaborare pacificamente  perché  le guerre sono espressione della cupidigia di  potere delle dinastie che sarebbero state detronizzate

La realtà storica invece ha rovesciato questa aspettative e  l’idea dello stato nazione ha portate a conflitti infiniti , è stata causa  importante della  prima e della seconda guerra mondiale  e quindi dalla meta del secolo scorso, anche per effetto delle immense tragedie che aveva provocato, questa illusione  si è dissolta: lo stato  nazione è rimasto ma l’enfasi sulla nazionalità si è spenta e si è fatto invece spazio a idee della sovra-nazionalità. In concreto i confini usciti dalla Seconda Guerra Mondiale sono stati  di fatto considerati intangibili bloccando quindi  ogni rivendicazione nazionalista e gli irredentismi di ogni genere.

 L’enfasi sulla nazione  è rimasto patrimonio di piccoli gruppi  come avviene per ogni altro ideale  che  non sparisce mai del tutto ma rimane confinato in  un piccolo spazio

 Negli ultimi anni però l’idea di nazione  è in qualche modo tornata alla ribalta  in seguito alle ondate migratorie dirette in Occidente 

Dal punto di vista giuridico si appartiene a una nazione ( meglio a uno stato) se si ha la cittadinanza non importa il colore della pelle, la religione, la mentalità
Il problema nasce con il concetto di nazione come unita spirituale e culturale di origine ottocentesca per cui si pone il problema se gli immigrati provenienti da altra cultura debbano o siano o meno in grado di assorbire quella del paese ospitante 

Gli  immigrati in particolare quelli non europei appartengono ad altra cultura e si pone un particolare problema per gli islamici la cui religione è molto pervasiva . Si dibatte se essi debbano essere integrati oppure se la loro differenza deve essere tutelata oppure una mediazione fra le due cose.
Ma il problema fondamentale per i migranti non è certo questo ma la difficoltà (io direi impossibilità) di dare ad essi un lavoro in un paese strapieno di disoccupati, di sottoccupati, di precari

Tuttavia ci pare opportuno  verificare la consistenza del concetto   di nazione identificata con  una certa cultura.

Qualche  precisazione per  evitare equivoci  Cultura in senso comune indica la istruzione superiore ( uomo di cultura), in senso antropologico  il complesso delle manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di un gruppo etnico senza riferimenti alla  istruzione superiore ( cultura degli ottentotti) Noi qui intendiamo a meno di avvertenza, il primo significato
Si può fare ricordo  anche al termine “mentalità”  usato dalla maggiore corrente storiografica moderna, la Nouvelle Histoire( francese: mentalite) per indicare il modo di pensare (o cultura non materiale)

 

 

L’unità culturale

Il primo punto da chiarire è se esiste effettivamente una cultura che corrisponda al una nazione  

Noi constatiamo  con le ricerche sociologiche ( non con vaghe concezioni teoriche) che in ogni nazione vi è sempre di tutto e il contrario di tutto: vi sono i credenti fino al fanatismo e gli atei fino al fanatismo, quelli che seguono i gay pride e quelli dei family day con tutto quello che c’è in mezzo. NON esiste un solo carattere nazionale ma solo una prevalenza di alcuni caratteri e le minoranze non sono fuori dalla nazionalità.  il fatto che  i razzisti o i credenti nella magia siano ormai una eccezione nell’Italia di oggi non significa che essi  non siano  italiani.

 A secondo  delle concezioni personali  alcuni vorrebbero escludere dalla nazione  italiana quelli che seguono questa o quella religione ( dall’ islam  ai testimoni di  geova) oppure i maschilisti, gli omofobi magari la mafia perchè non in consonanza con una  pretesa italianità: ma è cosa del tutto ridicola

Anche chi è contro la costituzione  rimane pur sempre italiano

 Quando si dice che gli immigrati per essere italiani debbono seguire la nostra cultura non ci si rende conto che non esiste una sola cultura ma tante culture (mentalità) tutte diverse

Mi pare senza senso  escluderli dalla identità italiana perché non ne condividano le idee  

SOPRATTUTTO pero, come mostra la storiografia contemporanea, i popoli cambiano: certi elementi possono durarono secoli e millenni quasi inalterati (rapporto uomo donna) a volta cambiano lentamente ( in tre secoli siamo passati dalle guerre confessionali ad ateismo di massa) , a volte improvvisamente ( la cosiddetta rivoluzione sessuale del 68). Le idee semplicistiche di un Hegel ,nel contrapporre Oriente, Grecia e Germania, sono relitti del passato : nessuno seriamente ora li prenderebbe in considerazione.
Nella storia dei popoli non  ci sono affatto  delle costanti: i civilissimi egizi diventano gli arretrati egiziani , i barbari germani la nazione all’avanguardia, i mercenari svizzeri i pacifici per definizione, la santa Russia la nazione dell’ateismo
Se esistessero spiritualmente delle tendenze costanti questo non avverrebbe
In realtà, come fu detto giustamente a proposito del Partenone, i veri greci moderni sono stati gli inglesi e i tedeschi non quelli che discendono da essi Cosi a valorizzare i nostri grandi monumenti nel 700 non furono gli italiani ma i viaggiatori del gran tour

I movimenti culturali sono poi trasversali alle singole nazionalità.  Trasversali alle nazioni è stato il  conflitto  fra rivoluzionari (francesi) e Ancient Regime, fra  Restaurazione e liberali, fra  liberismo e socialismo ,fra comunismo e democrazie.  e cosi per ogni movimento artistico, letterario, filosofico e cosi via.  
  Ad esempio nella Repubblica Partenopea del 1799 gli intellettuali napoletani condividevano del tutto gli ideali della Rivoluzione, lontanissimi dal lazzari della  loro città come dai contadini calabresi  come  d’altronde oggi quelli dei Parioli sono piu vicini a quelli di Manhattan che ai borgatari.

 

 Deriva razzista

 

Se l’idea della nazione  diventa biologica allora abbiamo il razzismo (delle nazionalità come il nazismo)

Il  razzismo inteso in senso proprio si fonda su confusioni logiche e semantiche. Se ormai è stato emarginato dalla cultura (superiore come quella delle università) non è per un complotto giudaico massonico (e sciocchezze del genere) ma perché è apparsa al progredire delle conoscenze come priva di fondamento. allo stesso modo in cui la magia (fatture, malocchio ) è stata emarginata dalla scienza
Un punto fondamentale  dell’errore è il non tener conto della  differenza fra tempi delle evoluzione biologica e tempi storici
I tratti genetici variano solo con tempi lunghissimi come 100 mila anni (colore della pelle) non nei brevissimi tempi storici ( tre mila anni ) Infatti alcuni popoli dei paesi equatoriali sono di pelle molto scura  (negri, dravidi, melanesiani, aborigeni australiani) e altri invece non lo sono  ( amerindi, malesi):  la spiegazione è che i primi si trovano in quei luoghi da tempi  lunghissimi ( diciamo fra i 50 mila  e i 100 mila anni) mentre i secondi  solo da pochi millenni- Quindi non è pensabile che i cambiamenti culturali avvenuti nei germani e negli scandinavi in pochi secoli  siano genetici ; si tenga presente che germani e scandinavi poche generazioni fa vivevano in un modo non molto diverso da quello dei bantu di qualche secolo fa
Quindi non è pensabile, soprattutto per quanto riguarda le nazioni, che le loro differenze culturali siano genetiche: rispetto a tempi biologici mille o tre  mila anni sono un attimo

Esistono  poche e superficiali distinzioni fisiche ( colore della pelle) biologicamente  poco  importanti. La cultura non si trasmette per via genetica: ciascuno trasmette i geni che ha ricevuto non quello che ha appreso. I cambiamenti genetici  avvengono per selezione naturale attraverso tempi lunghi : le razze si sono distinte presumibilmente in 100 mila anni o giu di li in condizioni puramente naturali La storia invece conta solo tremila anni, appena 100 generazioni, un attimo rispetto al tempo biologico, evolutivo

Come si disse nel Manifeste della razza negli ultimi mille anni il nostro patrimonio genetico non è cambiato: eppure solo 300 anni fa noi eravamo quelli che plaudivano ai roghi delle streghe e degli eretici, quelli che devastarono l Europa nelle guerre religiose. Quello che tanto ci indigna del radicalismo islamico in realtà era presente da noi poche generazioni fa. Ma andando più vicino :nel 1939 all annuncio della guerra le piazze si affollarono  di gente festante e in delirio, trenta anni dopo nel 68 quelle stesse strade si affollarono dei loro figli che gridavano contro ogni guerra ( il Viet nam era solo una di esse).  Il patrimonio genetico non era certo  cambiato  ma la cultura ( mentalità) era cambiata e di molto Discorso simile possiamo fare per la rivoluzione sessuale per cui principi millenari venivano derisi ( non entro nel merito)
Se il patrimonio genetico influenzasse quello culturale allora noi avremmo che quelli che hanno lo stesso patrimonio genetico ( i popoli) manterrebbero nel tempo la stessa tendenza

Ma questo non è vero: vediamo i vichinghi trasformati nei civilissimi scandinavi, gli svizzeri da soldati mercenari a esempio di pacifismo, gli ebrei da pastori e contadini diventati mercanti medici e banchieri nel medioevo.  greci egizi e romani (italiani) che dal primato civile sono passati ad essere popoli arretrati,
Il fatto che geneticamente certi elementi ( si parla di aplogruppi) abbiano maggiore frequenza in certi gruppi è cosa del tutto comune . Ma il punto essenziale è un altro: il razzismo è la pretesa ascientifica che caratteri fisici diversi implicano anche modi di pensare (cultura ) diverse che è cosa facilmente smentibile  appena appena si esamina la storia dei vari popoli

Il darwinismo biologico è una teoria scientifica, quello razziale una indebita estensione priva di evidenze scientifiche
Gia il termine di evoluzione è fuorviante: la sopravvivenza è subordinata all’adattamento all’ambiente ma non ha senso scientificamente parlare di una evoluzione per cui alcune specie sarebbero superiori ad altre Di fronte a una catastrofe i grandi rettili si sono estinti, le formiche sono sopravvissute ma questo non significa che le seconde sarebbero superiori ai primi: di fronte a una diversa mutazione improvvisa magari sarebbe avvenuto il contrario Un europeo soccombe dove sopravvive un boscimane e al contrario avviene in una metropoli: ma niente ci dimostra che un boscimano educato all’europeo non sopravvive in una metropoli o un europeo allevato come un boscimano non sopravvive nella savana

Conclusione

Gli uomini sono animali culturali. i principi e comportamenti per cui differiscono sono quelli che apprendono dall’ ambiente in cui vivono Più esattamente si parla di meta-discorsi: cioè di elementi di cui spesso non siamo nemmeno molto coscienti e che condizionano profondamente il nostro discorso cosciente e il nostro comportamento

Se non si accettano queste che mi paiono irrefutabili  acquisizione moderne allora si può continuare a pensare che Italiani, Tedeschi, Spagnoli abbiano caratteri peculiari e irriducibili, che la loro evoluzione sia sempre relativa a un sostrato

Il razzismo è propriamente la confusione fra cultura e genetica per cui si fa dipendere la prima dalla seconda contro ogni evidenza storica